sabato 19 maggio 2012

i love shopping & fine eating - capitolo dedicato:

chi mi conosce da vicino sa che mi scervello su questa questione dei consumi e della socialità legata ai consumi. mi sembra ultraverificato che meno mi ci devo immergere meglio sto. d'altra parte mi dico che è un obolo necessario alla vita di relazione, che le chiusure idologiche sono pericolose, che bisogna sperimentare i vari aspetti di una società per comprenderne le dinamiche, ed è un fatto che qui c'è abbondanza di cose non necessarie e un crescente numero di persone che le guarda, le prova, le conosce, le cerca, le soppesa, talora le compra. (infatti il mio compagno di classe pachistano e la mia compagna kazaka sono appassionati di vetrine e di acquisti, perché nei loro paesi non ci sono tutte queste cose da comprare). volontariamente derogare alla regola e scegliere attivamente di stare al gioco significa quindi accettare di entrare nel target e lasciarsi piovere addosso un dispiegamento di forze atte a condizionare i comportamenti per cui più che sperimentare il mercato diciamo ci si lascia sperimentare dal mercato. la sensazione che rimane è di più o meno forte alienazione. un consumatore felice è uno che compra e spende più del necessario, lasciando spazio a bisogni accessori la cui progressivamente raffinata soddisfazione dovrebbe dare un appagamento specialmente gradevole. il problema mio è che una volta appagati i bisogni elementari ovvero di essere nutrita, riparata, riposata e in salute, ho ingombranti bisogni immateriali concernenti la vita intellettuale e di relazione, rispetto ai quali sono senza mezzi termini viziata, e soddisfarli richiede mezzi, impegno, disciplina e coinvolge altri esseri umani. per questo non mi piace fare shopping e andare per locali: rispetto a quello che più mi serve, perdo tempo.
rating positivo: ho comprato vestiti sobriamente allegri e relativamente economici da uniqlo (catena giapponese) www.uniqlo.com e ho mangiato squisiti canestrini di fagottini pieni di carne e brodino al vapore al din tai fung (catena taiwanese) www.dintaifung.com.tw/en/index.asp

1 commento:

  1. La nostra società e' talmente malata che fa diventare malato l'individuo, che in questa società alla fine si dice che muore, ma questo non e' vero, perché ognuno di noi alla fine e' stato ucciso .
    Ingeborg Bachmann

    Si lascia correre su tutto, ma anche il divertimento e' immorale di fronte alla sofferenza.pensiamo al dolore degli animali rinchiusi usati per l abbigliamento e per la gola. Sarebbe meglio rinunciare a tutto che condividere queste colpe di cui ognuno e' responsabile . Il mondo e' una forza oscura brutale . Le creature belle che pure ci sono noi le conosciamo poco, troppo poco.
    Anna Maria Ortese

    Due cose mi riempiono l'anima di ammirazione e venerazione ,: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me.
    Immanuel Kant

    Io non avevo il volto di oggi , così triste così magro, ne questi occhi così vuoti, ne'il labbro amaro. Io non avevo questo cuore che appena da' segno di se'.
    Di fuori saro' come vuole la moda , voglio solo apparire bella , poiché sarà' quel che sarà sono morta. Perché alcuni spirano sulle croci , altri, cercandosi nello specchio.
    Cecilia Meireles (1901-1964)
    Buenos Aires

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