domenica 4 marzo 2012

domenica mattina

ho trovato una bella strada e la porta sud dell'università che in mezz'ora da quando esco di casa dovrebbe portarmi in aula. le lezioni iniziano alle 8 e i ritardi sono registrati molto severamente. a parte che la lavatrice scarica sul pavimento e lo scarico del bagno è rotto per cui bisogna affrontare il lavaggio come una piccola inondazione, è una mattina tranquilla. oggi voglio studiare ancora, entro martedì devo avere chiaro se questo corso è alla mia portata o no. ieri sono stata un giorno intero su una lettura di cui alla fine del giorno non ho capito granché. parlava delle banche cinesi rispetto ai depositi di valuta straniera, ma un testo davvero impervio. le note di spiegazioni al testo più difficili ancora del testo. il regolamento vuole che in ogni caso fino a martedì frequenti la classe a cui sono stata assegnata, così conosco anche le altre due italiane che è sempre una risorsa, poi se è davvero troppo più difficile del mio cinese attuale (fossi tornata l'anno scorso da taipei riuscirei sicuro, ma sono passati dodici anni, dico dodici!) posso chiedere di andare nella classe inferiore. non è detto che me lo concedano. in ogni caso credo proprio che a meno di rivelazioni improvvise, farò così. questo perché non riuscire a seguire le lezioni, con esami tutte le settimane e due importanti a metà e a fine periodo può essere un po' snervante. qui non sono nel quartiere di lusso di pechino. delle volte penso che kathy è un po' matta ad avere scelto un posto del genere. ma il vicinato è molto gustoso e in ascensore i condomini si informano sempre sul mio conto e tutti sanno che abito al sesto piano. questa esperienza sta cambiando anche il mio lirismo pauperista. la povertà è scomoda e antiigienica. io non so se ho mai visto un posto tanto disinvoltamente sporco. l'africa e l'india che ho visto io erano molto più (relativamente) pulite. qui proprio c'è una confidenza con lo sporco che mi lascia interdetta. sono stata al mercato, purtroppo non saprei cucinare niente di quel che vedo. rape bianche, grosse verze, carote giganti, varie forme di cavolo, verdure in foglia che non saprei nominare, tofu di tutte le sorte. le carni passerei avanti. c'è da dire che la gente che vedo qui a pechino va molto più lenta di quella che vedevo muoversi a taipei. ecco, non c'è quella frenesia. il ritmo è più messicano. e come ho visto anche in africa, due lavorano e cinque o sei intorno guardano. sempre a crocchio. la bibita di fagioli rossi latte e avena probabilmente andava scaldata, fredda era vomitevole. in foto: disciplina molto diffusa al parco, entrata sud dell'università, testo difficile, bucato steso.

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